#30 Una certa idea di Italia
La MappaMundi Newsletter con anticipazioni e approfondimenti sulle tematiche affrontate nei video di Limes. (Solo le newsletter possono salvarci dagli algoritmi dei social)
📕 Dal 12 marzo è in edicola, in libreria e online per gli abbonati digitali il nuovo volume di Limes 2/24 Una certa idea di Italia. Trovate già sul canale il video editoriale e la puntata di MappaMundi di presentazione del volume con Lucio Caracciolo e la puntata con Laura Canali sul disegno di copertina e sull’articolo Seguendo l’acqua in salita sull’Adige. Qui l’anteprima sul sito di Limes con il sommario del volume
📱Dopo il nuovo sito è arrivata finalmente la APP di Limes per IOS e Android. Scaricala subito!
📺Il 14 marzo alle 18 in diretta sul canale YouTube di Limes Lucio Caracciolo e gli altri membri della direzione della Scuola risponderanno alle domande dei telespettatori su tutti gli aspetti della Scuola di Limes.
Diretta: Dentro la Scuola di Limes. Come funziona e che cosa insegniamo
(allo stesso link sarà disponibile anche la registrazione della diretta)
Per iscriversi c’è tempo fino al 25 marzo per riempire il modulo che trovate, insieme a tutte le informazioni, sul sito https://scuoladilimes.it/
Dopo le anticipazioni e gli annunci passiamo a un po’ di contenuti che trovate sul canale
La marcia turca e l’Italia
🚶La lunga marcia turca non accenna a fermarsi. E l’area di azione a 360 gradi impostata da Erdogan si sovrappone in parte con quella italiana. Roma dovrà per forza di cose fare i conti con Ankara, tenendo presente però che la logica che muove il leader turco è una logica imperiale.
🧮La visita di Erdogan in Egitto è stato il segno che la riappacificazione con il grande paese arabo è compiuta. Dimenticati i dissapori causati dal sostegno turco ai fratelli musulmani scalzati dal potere in Egitto da al-Sisi. Erdogan approfitta ora delle difficoltà egiziane nel conflitto a Gaza per garantirsi un passaggio sicuro a Suez.
🚢L’asse con l’Egitto è necessario per rendere efficaci altri due accordi: quelli con la Somalia e con Gibuti, che porteranno le navi turche a presidiare un’area strategica e ora una delle più calde a causa degli attacchi degli Huthi lungo la rotta marittima del Mar Rosso che unisce l’indo-pacifico al Mediterraneo e all’atlantico. Una rotta strategica anche per l’Italia, che partecipa alla missione Ue Aspides, con il cacciatorpediniere Duilio, già coinvolto nei combattimenti avendo abbattuto a colpi di cannone un drone degli Huthi.
🌊A completare il rafforzamento della Turchia nella regione e in particolare nel Golfo Persico, ecco il riavvicinamento con gli Emirati Arabi Uniti, che si aggiunge ai già forti legami con il Qatar.
🛢️Spostandoci verso est, ecco l’accordo per il gas con il Turkmenistan nell’ambito della più ampia politica verso l’Asia centrale. Se si considera la già forte posizione turca nel Caucaso, in particolare grazie ai ‘cugini’ dell’Azerbaigian, ecco che prende quota Il tentativo di diventare un hub energetico degli idrocarburi del Mar Caspio verso Occidente. A cui si aggiungerebbero anche gli idrocarburi russi (con un nuovo potere di ricatto della Turchia nei confronti dei paesi europei).
🏔️Passando a nord vale la pena ricordare i rapporti sempre più forti nei Balcani (ex ottomani) con Albania, Kosovo, Bosnia.
🏜️E a sud ovest? L’attivismo diplomatico con l’Algeria (altro importante fornitore di gas) e la presenza in Libia, che completa il grande cerchio dell’azione politica turca, confermano come ormai la Turchia sia da considerare un nostro dirimpettaio sulla quarta sponda. E con cui fare i conti.
📺Ne abbiamo parlato con Daniele Santoro nella puntata di MappaMundi “La lunga marcia della Turchia. Dalle guerre in Ucraina e in Medio Oriente a Mediterraneo e Mar Rosso”
La caduta di Avdijivka. Uno scenario georgiano per l’Ucraina?
👀La battaglia di Avdijivk è stata un bagno di sangue come Bakhmut. La vittoria russa garantisce una maggiore protezione del capoluogo Donetsk, ma come Bakhmut sembra non cambiare sostanzialmente gli equilibri.
👀A due anni dall’inizio della guerra l’Ucraina è in difficoltà, alla disperata ricerca di munizioni e soldati, ma qual è l’obiettivo della Russia? Non basterà a Mosca un cessate il fuoco e il 20 per cento del territorio ucraino già conquistato.
👀In ballo è il futuro dell’intera Ucraina, combattuta politicamente prima e militarmente poi tra ovest ed est. La Russia non è riuscita a conquistarla e dal punto di vista politico-ideologico-culturale sembra averla persa per sempre.
👀Riuscirà almeno a neutralizzarla? Possibile che si realizzi uno scenario come quello in Georgia, dove, dopo la guerra del 2008, Mosca ottenne non solo il controllo delle due repubbliche separatiste (Ossezia del Sud e Abkazia) ma anche la neutralizzazione della Georgia (che oggi si è ben tenuta alla larga da un coinvolgimento nella guerra di Ucraina, non così lontana) il cui sogno ‘occidentale’ sembra tramontato.
👀Sicuramente è uno degli obiettivi della Russia. Ma è in grado di ottenerlo? Molto dipenderà dalla volontà degli Stati Uniti di sostenere Kiev e dalla volontà ucraina di continuare a combattere.
👀L’accordo tra Italia e Ucraina, senza vincoli e cifre precise, è più una dichiarazione di intenti, che una garanzia per Kiev. Eppure non potendo far entrare l’Ucraina nella Nato (obiettivo irrealizzabile anche prima della guerra) gli accordi bilaterali con i membri della Nato sono l’unica speranza per l’Ucraina di avere garanzie per la sostenibilità in futuro della sua indipendenza. Il fattore decisivo però sarà il contenuto dei singoli accordi e le garanzie vincolanti che eventualmente saranno contenute nei testi, caso per caso.
Ne abbiamo parlato nella puntata di MappaMundi “La caduta di Avdijivka. Uno scenario georgiano per l’Ucraina?” con Mirko Campochiari e Mirko Mussetti
Perché gli Huthi sfidano gli Usa, l’Occidente e il commercio mondiale
Gli attacchi degli Ḥūṯī (Huthi, Houthi) contro le navi nel mar Rosso sono una minaccia non tanto per Israele, ma per Stati Uniti, Regno Unito, Italia, gli altri paesi europei, e l’intero commercio globale (e quindi Cina compresa). La rotta marittima che passa davanti lo Yemen, lungo lo stretto di Bāb al-Mandab è una delle più importanti al mondo. Molti armatori stanno spostando le navi lungo la rotta che doppia il capo di Buona Speranza, circumnavigando l’Africa, con costi maggiori e gravi danni per i porti nel Mediterraneo (e quindi anche quelli italiani).
Gli Ḥūṯī (hashtag#Huthi, hashtag#Houthi) controllano una buona parte dello hashtag#Yemen e, sostenuti dall’Iran che gli ha fornito droni, missili e tecnologia militare, hanno di fatto vinto una guerra contro Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, ora congelata (e che nessuno ha voglia di ricominciare, gli Huthi stanno evitando di attaccare le petroliere che trasportano greggio di questi paesi. Arabia Saudita e Eau lasciate sole dagli Usa all’epoca della guerra non hanno voglia di intervenire ora)
Gli Huthi dicono di voler attaccare le navi israeliane (e il porto israeliano di Eilat nel Mar Rosso) per solidarietà alla causa palestinese, contro l’operazione militare nella Striscia di Gaza. In realtà vogliono affermare il loro status di ‘potenza’ regionale e il loro ruolo autonomo, anche rispetto all’alleato iraniano nell’asse della Resistenza iraniano (insieme ad Hezbollah, gruppi siriani e iracheni, Hamas ecc.). Riprendere i combattimenti consente anche di mantenere il controllo sulla propria popolazione grazie allo stato di guerra permanente, che gli ha consentito di andare al potere, evitando di dover far fronte ai bisogni della popolazione in tempo di pace.
Ne abbiamo parlato nella puntata di MappaMundi “Perché gli Huthi sfidano gli Usa, l’Occidente e il commercio mondiale” con Cinzia Bianco e Alessandro Panaro
Alla prossima!
Alfonso Desiderio
linktr.ee/alfonsodesiderio
P.S. Nota per chi commenta sul canale: abbiamo attivato il filtro di YouTube per il linguaggio offensivo. I commenti con link vengono bloccati (ricordate che se per errore non mettete uno spazio dopo un punto, youtube considera quella parola un link e blocca il commento)